L’origine delle merci è alla base degli scambi commerciali dell’Ue e rappresenta uno degli elementi indispensabili per la corretta applicazione della fiscalità doganale.
Dal punto di vista doganale esistono due tipi di origine: l’origine non preferenziale e l’origine preferenziale.
L’origine non preferenziale individua l’origine geografica, dunque il luogo geografico (il Paese) in cui il prodotto è stato interamente prodotto o ha subito l’ultima lavorazione sostanziale, così come definito dal nuovo Codice Doganale dell’Unione (Reg 952/2013).
La nozione di origine preferenziale, invece, individua l’origine delle merci dal punto di vista puramente doganale e consente, grazie alle regole stabilite negli accordi di libero scambio siglati dall’Unione Europea con determinati Paesi, l’applicazione di misure tariffarie preferenziali, ovvero la riduzione o esenzione daziaria.
QUANDO UN PRODOTTO è “MADE IN”
Sono le regole doganali dell’origine non preferenziale a determinare il “Made in”.
Quando un prodotto può definirsi “Made in Italy” ad esempio?
Prima ipotesi: se è stato interamente ottenuto in Italia( es. coltivato, nato e allevato, estratto dal suolo, derivato da materie prime di origine italiana).
Seconda ipotesi: se in Italia è avvenuta l’ultima lavorazione o trasformazione sostanziale[1], quando nella produzione sono coinvolti materiale o lavorazioni di due o più Paesi.
Un elenco di lavorazioni considerate “sostanziali” è previsto dall’allegato 22-01 del Regolamento Delegato 2446/2015, secondo la classificazione doganale. Nel suddetto allegato sono presenti: regole primarie e regole residuali che, generalmente, si basano sull’origine del materiale che ha maggior valore o peso.
E’ bene evidenziare che ci sono lavorazioni minime che, benchè cumulate, non conferiscono mai l’origine (es. vaglio, cernita, smontaggio, semplice assemblaggio).
“MADE IN” ED ETICHETTURA D’ORIGINE.
Il “Made In” serve per etichettare i prodotti ed orientare il consumatore. Attualmente, fatta eccezione per talune tipologie di prodotti[2], non vi è un obbligo generalizzato di etichettatura d’origine.
A tutela della provenienza d’origine vi sono norme internazionali e nazionali. Lo scopo è, da un lato, quello di tutelare la salute e la sicurezza, nonché il diritto d’informazione, del consumatore; dall’altro tutelare la correttezza del mercato.
La prima tutela del “Made in” è contenuta nell’Accordo di Madrid del lontano 1891, che è stato reso esecutivo in Italia con la legge 676/1967 ed attuata con il D.P.R. 656/1968. L’accordo vieta le falsi le false o fallaci indicazioni di origine sulle merci e punisce le violazioni con il sequestro.
Successivamente in Italia è stata approvato la Legge 350/2003 che ha introdotto delle fattispecie penali. Pertanto, alla luce del nuovo quadro normativo, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine e l’uso fuorviante di marchi aziendali costituiscono un reato, punito con reclusione e multa.
“MADE IN” E STRATEGIE DI MARKETING.
Benchè l’indicazione dell’origine sia talvolta facoltativa, è evidente che essa, al pari del marchio, può diventare, per taluni settori merceologici, primo fa tutti quello agroalimentare, un argomento decisivo per le strategia di marketing. La provenienza, infatti, conferisce al prodotto una certa immagine ed è in grado di condizionare le scelte dei consumatori. Una corretta pianificazione fiscale, pertanto, oltrechè che rilevare sotto il profilo fiscale, può consentire l’apertura di nuovi mercati.
[1] L’art. 60 comma 2 CDU prevede che le merci alla cui produzione contribuiscono due o più paesi o territori sono considerate originarie del paese o territorio in cui hanno subito l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale ed economicamente giustificata, effettuata presso un’impresa attrezzata a tale scopo, che si sia conclusa con la fabbricazione di un prodotto nuovo o abbia rappresentato una fase importante del processo di fabbricazione.
[2] Per alcune tipologie di prodotti sono previsti obblighi di etichettatura settoriali quali ad es. prodotti agroalimentari, farmaceutici, cosmetici
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